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Incantesimo Toffanin

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verissimo-2014-toffanin-R439_thumb400x275Vorrei scovare, nelle tenebre dell'universo catodico, chi ha imbrigliato in un incantesimo Silvia Toffanin.

Crudele infatti è il suo destino, carico di modestie e impossibilità di applausi:

nel senso che per quanto insegua un talento, un qualsivoglia talento, sempre e per sempre resta uguale a se stessa.

Al momento, ad esempio, galleggia su un programma chiamato "Verissimo".

Ed è perfetto, come titolo, perché verissimo è l'imbarazzo che trasmette a casa.

Un misto di disagio e dispiacere per la solita, vecchia regola:

quella che premia le fatine dei potenti, siano essi proprietari o manager di televisione.

Qualcosa di ovvio - certo - nel nostro italico suk, ma anche alquanto inaccettabile per noi telecomandati.

Basti pensare, tappando naso e orecchie, a quanto visto sabato pomeriggio:

la somma sintesi dell'inutile, e del cancellabile senza ripensamenti dai palinsesti Mediaset.

Prima la promozione della telelagnela "Il segreto", con in studio un'incolpevole componente del cast (Sandra Cervera), poi un'altra smiling-promozione al libro di Barbara D'Urso, anche lei in studio a spargere il nulla.

Fino al momento chiave dello spettacolo, che era un'intervista di miss Toffanin a Tiziano Ferro.

Ora;

premesso che chiunque al mondo, anche un tavolino da bar o un caco-mela ben maturo, ha il diritto a mio avviso di intervistare chi desidera, qui si è oltrepassato il cancello del digeribile.

Commovente, infatti, era il piglio di Ferro nel sostenere la conduttrice, ma ciò è servito soltanto a distinguere meglio i ruoli.

Dove Ferro, in sintesi, si è confermato se stesso, e purtroppo pure Silvia Toffanin.

La quale, dopo un travaglio di domande suicida («Cosa ti viene in mente della tua infanzia?», «Ma tu a tuo figlio consiglieresti di fare questo mestiere?», «Pensi all'amore tutti i giorni?»), si è prodotta in quello che le riesce bene:p716160-620x350

l'inutile.

Ossia l'accenno canoro, in una selva di birignao e risatine, a un brano del cantautore.

Si chiamava, per la cronaca, "L'amore è una cosa semplice".

Più difficile, invece, è per Toffanin passare dai privilegi ai meriti.


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